

Ancora oggi, nel mondo, 884 milioni di persone non hanno possibilità di accesso all’acqua potabile perché bere acqua non potabile provoca più morti di qualsiasi forma di violenza, inclusa la guerra.
Il 28 luglio 2010 l’ ONU dichiara per la prima volta nella storia il diritto all’acqua definendolo testualmente “un diritto umano universale e fondamentale”, il 30 Dicembre 2017 Il presidente della Nestlè, Peter Brabeck-Letmathe, chiede la privatizzazione dell’acqua stracciando così, in un sol colpo, una risoluzione fondamentale presente nella Dichiarazione universale dei diritti umani quale estensione del diritto alla vita. Vi riportiamo testualmente il passo:
«È ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico – per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa – allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute.
Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all’uso personale e domestico dell’acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa»
Peter Brabeck-Letmathe afferma: “Gli esseri umani non hanno il diritto di accedere liberamente all’acqua”, questa è la visione e proiezione unilaterale del mondo dalla voce di chi è a capo di una delle multinazionali più influenti del pianeta.
L’Acqua è vita, dovrebbe quindi disporre di potere decisionale anche sulle nascite?