

C’era una volta, in California, a sole due ore da Los Angeles, una rete di floridi corsi d’acqua, che correva lungo il fianco di una ripida montagna rocciosa.
Tra questi il torrente Strawberry Creek, il cui letto è ormai asciutto, ben lontano dall’abbondanza idrica di un tempo. Le sue sorgenti, infatti, sono state ormai quasi totalmente prosciugate dall’azione dell’uomo, nella sua incosciente corsa al controllo dell’acqua.
La colpa di tale desolante devastazione sarebbe da imputare a una famosa multinazionale, che avrebbe sottratto 45 milioni di litri di acqua dalle sorgenti incontaminate di questo torrente, allo scopo di imbottigliarla e rivenderla ricavando profitti per oltre 7 miliardi di dollari.
Ma non è tutto, perché la multinazionale in questione avrebbe pagato il servizio forestale statunitense per non dover dichiarare le proprie attività, responsabili del prosciugamento delle risorse idriche di superficie e dell’alterazione dell’ecosistema.
Il controllo dell’acqua ai limiti della legalità
Ora, la questione, oggetto di indagini approfondite da parte del Governo statunitense, è capire se la suddetta attività di estrazione sia avvenuta, o meno, in modo legale.
La multinazionale in questione ha affermato di lavorare responsabilmente e in modo sostenibile, avendo cura prima di tutto di preservare le risorse idriche americane da cui attinge. La stessa esclude qualsiasi tentativo di corruzione ai fini dell’ottenimento di permessi strategici.
Tuttavia, c’è chi si dice sicuro che la multinazionale estraesse acqua pagando cifre insignificanti per i permessi e che ci fosse un accordo informale con il servizio forestale.
I danni irreparabili all’Ecosistema
Mentre la battaglia tra la multinazionale e gli ambientalisti si fa sempre più serrata, lungo il torrente Strawberry Creek l’ecosistema si sta impoverendo, con ripercussioni su vegetazione, insetti, animali.
L’obiettivo degli ambientalisti è incassare una vittoria contro la multinazionale, come avvenne in Michigan, per il Dead River, da cui venivano estratti 400 galloni al minuto, quantità diminuita drasticamente nel 2003, in seguito a un’ordinanza governativa conseguente a una durissima battaglia, simile a quella che si sta consumando in California.
Questi casi – purtroppo non isolati – riaccendono, donandogli nuova linfa vitale, il dibattito sulla mercificazione di un diritto umano fondamentale, come l’acqua.