

Checché ne dica qualcuno, la situazione delle acque italiane preoccupa eccome. Oltre ai casi come quello di Fino Mornasco, di cui ci siamo occupati la settimana scorsa, a confermare che interessarsi all’acqua di casa non è allarmismo ma semplice buonsenso è l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha analizzato i dati raccolti nelle diverse regioni italiane dal 2013 al 2014. Dallo studio emerge che le acque superficiali del nostro Paese, tra cui laghi, fiumi e torrenti, contengono pesticidi in più del 64% dei campioni analizzati, nel 32% dei punti monitorati invece per quanto riguarda le acque sotterranee. Complessivamente sarebbero 365 le diverse sostanze riscontrate all’interno degli oltre 29mila campioni analizzati, tra cui in particolare glifosato ed Ampa.
La contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta. L’analisi dei dati di monitoraggio non evidenzia una diminuzione della contaminazione – spiega l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – precisando che l’aumento di punti contaminati «si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro-sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata». Durante i controlli sono state trovate 224 sostanze diverse, «un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)», dice l’Ispra, che indica «una maggiore efficacia delle indagini condotte».
E ancora: gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, mentre è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi. Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali mentre in quelle sotterranee 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. Nelle cinque regioni dell’area padano-veneta si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale.
In alcune regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia 50% dei punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%. Più che in passato, avverte l’Ispra, sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, fino a 48 in un singolo campione, quindi con una tossicità più alta rispetto a quella dei singoli componenti.
Guarda il servizio del TG5:
Il Tg5: “Le nostre acque sono inquinate” from Progetto Salute on Vimeo.